Facebook e Instagram: così vicini, così lontani

Oggi un consulente marketing esperto che sa analizzare i dati, sa che gli utenti di Facebook e Instagram non sono affatto gli stessi. Anche se i due social si possono gestire contemporaneamente con la possibilità di pubblicare post su entrambe le piattaforme (crossposting) tramite un semplice flag, questi due canali non hanno molto altro in comune.
I non addetti ai lavori pensano che “Instagram sia per i giovani” ed è abbastanza vero, tuttavia bisogna notare che gli obiettivi perseguiti dal pubblico che utilizza le due piattaforme sono molto diversi, più che la semplice demografica degli utenti.
Saper quindi come pubblicizzare la propria attività sui canali con messaggi ad hoc è più che mai fondamentale, ecco perché abbiamo chiesto spiegazioni a Sergio Pinto di Geofelix – web agency a Milano.
Età e ragioni di utilizzo
Abbiamo preso in considerazione i dati relativi all’anno 2019 e scoperto qualcosa di interessante su coloro che popolano i due social per quanto concerne l’età e le ragioni di utilizzo.
- Instagram: circa il 71% degli utenti ha meno di 34 anni e sono suddivisi con il 35% tra i 25 e i 34, il 30% tra i 18 e i 24 e il 6% inferiore a 17 anni.
- Facebook: solo il 37% degli utenti è più giovane di 34 anni. Ovvero quasi la metà rispetto all’altro social analizzato.
Questo significa che Facebook è un social molto più trasversale di Instagram, dato che attraversa in maniera abbastanza uniforme tutte le generazioni. Dopo questa breve panoramica anagrafica cerchiamo di capire perché gli utenti scelgono una o l’altra piattaforma.
Instagram viene utilizzato principalmente per intrattenimento dal 47% degli utenti totali e poi segue a ruota il dato del 34% del pubblico che segue i brand e le aziende.
Su Facebook l’88% dell’utenza totale si collega per mantenere i contatti con gli amici e i familiari: una componente pressoché maggioritaria.
Come si rispecchia tutto questo nella pubblicità?
Chiaramente i dati appena mostrati hanno un grande impatto per il marketing e di fatto si sono tradotti in un feeling generale percepito da chi si occupa di advertising: Facebook è calato nelle perfomance pubblicitarie nel newsfeed con ROI sempre più risicati e con una sempre minore pervasività dei contenuti organici. Ma si badi bene: il calo è dovuto principalmente a motivi algoritmici e alla grande concorrenza, non ad una minore presenza di utilizzatori!
Mentre la visibilità nel feed diminuiva, una feature di Instagram, che successivamente ha fatto comparsa anche su Facebook, è diventata sempre più sfruttata dagli utenti e dai brand. Parliamo delle Stories.
L’incremento di utilizzo su entrambe le piattaforme di questo strumento è esponenziale segnando i 500 milioni di storie giornaliere su Instagram dove, come dicevamo prima, c’è una maggiore attenzione intorno alle attività dei brand: complice un algoritmo che premia gli account molto seguiti a discapito degli account piccoli e non prevede nessuna penalizzazione delle pagine business/creator rispetto ai profili individuali (cosa che invece accade su Facebook, dove le pagine hanno visibilità molto inferiore ai profili).
Doppia pubblicazione, stesse storie?
Il dubbio che a questo punto viene in mente è il seguente: potendo pubblicare contemporaneamente le stories su entrambe le piattaforme, l’azienda deve utilizzare gli stessi contenuti?
La risposta è si, solo se quella story è stata pensata avendo come target il pubblico di Instagram, quindi che tenga in dovuta considerazione l’età e il fattore intrattenimento.
L’intrattenimento deve essere veicolato attraverso contenuti esclusivi che coinvolgano lo spettatore: la visione delle stories è a pieno schermo, in verticale, e già questo elemento ne fa capire la peculiarità in termini di marketing esperienziale.
Facebook è morto?
Un’altra conclusione a cui si giunge troppo frettolosamente è che Facebook sia morto. Sicuramente il suo raggio d’azione è stato di molto ridimensionato rispetto al passato e il feed dei contenuti vede una limitazione notevole nella reach organica.
Il vero problema è capire il cambio di prospettiva di come gli utenti vedono le diverse piattaforme e di come si stanno distribuendo in maniera sempre più netta, e al contempo capire che molto di ciò che osserviamo dipende da come gli algoritmi decidono debba essere. La ridotta visibilità su Facebook cioè è la causa primaria dell’esiguo numero di reazioni che i nostri post ricevono, prima ancora della qualità dei nostri post.
Questo va tenuto presente se si vuole strutturare un’attività di comunicazione continuativa, poiché ha conseguenze dirette sul piano editoriale!
Inoltre le stories sono state messe in evidenza con un restyling dell’interfaccia recente su Facebook per mobile,
attualmente in corso su Facebook per desktop, ricevendo sempre maggior risalto.
Probabilmente ci sarà una progressiva
ridistribuzione del pubblico fra feed e storie a vantaggio di
queste ultime.
Il passaggio avverrà lentamente perché le abitudini dell’utente sono lente a cambiare, tuttavia siamo certi si verificherà portando di conseguenza i brand a differenziare ulteriormente i contenuti per mantenere efficace la comunicazione.