Google Traduttore e dialetti: uno strumento sempre più avanzato

Google Traduttore e dialetti
Tutti noi sappiamo quanto Google, oggi, tenga ai propri utenti. Non a caso, ogni giorno che passa Big G provvede al lancio di nuovi strumenti sempre più utili per un ampio target di persone. Si parte ovviamente dai miglioramenti in seno al proprio motore di ricerca, passando per tutti gli altri servizi che operano sotto la sua ala protettiva, come Translate. E adesso il traduttore Google riesce a interpretare persino i dialetti: una cosa impensabile fino a pochi anni fa, ma che oggi appare come una delle realtà più curiose ed interessanti relative ai passi in avanti mossi da quest’azienda. Vediamo dunque di approfondire il discorso.
Google traduttore e dialetti: Big G cala l’asso “idiomatico”
Fino a qualche anno fa il traduttore di Google rappresentava poco più che uno strumento di svago: le sue traduzioni erano non solo incomplete e fuorvianti, ma anche piuttosto curiose, se non addirittura comiche e grottesche. Oggi, invece, si presentano con una precisione alle volte quasi sorprendente, considerando che sono il frutto di un algoritmo e dell’intelligenza artificiale. Google, comunque, non ha l’abitudine di sedersi sugli allori, ma punta ad un miglioramento costante dei propri servizi. La dimostrazione viene data da Google Translate, sempre più ferrato nella traduzione non solo delle lingue, ma anche nell’interpretazione delle derivazioni idiomatiche e dei dialetti. Sebbene, per il momento, il servizio sia disponibile soltanto sull’app per iPhone.
Le nuove variazioni, dall’inglese britannico a quello americano
Può una “macchina” distinguere l’inglese americano da quello britannico, e non solo? Da oggi sì, e per merito degli specialisti di Google. Il traduttore proprietario della nota azienda di Mountain View, infatti, attualmente è in grado di distinguere i vari dialetti inglesi parlati ad esempio in India, negli USA, in Australia e nel Regno Unito. Un discorso simile può essere applicato al bengali, visto che Google Translate riconosce la variazione parlata in Bangladesh e la differenzia da quella indiana. Medesima situazione per lo spagnolo messicano e per lo spagnolo… spagnolo. Si tratta di un passo davvero importante per la nota impresa californiana, non solo in ottica presente, ma anche futura.
Come funziona questo nuovo meccanismo di traduzione?
Google traduttore, dialetti, reti neurali, algoritmi di deep learning e chi più ne ha, più ne metta. Le novità nel “calderone” sono davvero parecchie, ma servirebbe una squadra di ingegneri e di informatici per spiegarle (e per comprenderle) appieno. Poco importa, perché i risultati – al contrario – sono limpidi, cristallini e alla portata di tutti noi. Come funziona, dunque, questo nuovo sistema di interpretazione e di traduzione dei testi? La valutazione di ogni singola espressione viene contestualizzata, partendo appunto da un database che attualmente include anche alcune fonetiche dialettali. Così Google riesce a fornire un’interpretazione più precisa, e senza l’ausilio di un team di linguisti esperti, semplicemente perché parte da una comprensione maggiore del parlato.
Una nuova frontiera disponibile soltanto su iPhone
Come anticipato poco sopra, al momento questa nuova frontiera delle traduzioni è disponibile soltanto su iPhone. L’unica app che riesce ad interpretare i dialetti, distinguendoli dalle altre variazioni regionali, è quella del “Melafonino”. Come funziona questa applicazione? Non è difficile da spiegare. In pratica, l’utente invia un input vocale e ottiene in cambio la traduzione, slegata dai canoni delle fonetiche standard delle lingue, ma basata sulle diverse declinazioni regionali. Considerando che fra inglese britannico e americano (per fare un esempio) ci sono parecchie differenze, ecco che si può capire il piccolo miracolo realizzato da Big G.
Translate sostituirà i traduttori professionisti?
No, o almeno non a stretto giro di posta. Macchine e algoritmi ancora non riescono a fornire una traduzione di livello professionale: da un lato Google Traduttore ora è in grado di identificare certi dialetti, ma la traduzione vera e propria è tutta un’altra cosa. Non è detto che in futuro non si possa arrivare ad un risultato ancor più eccezionale, ma al momento la carriera dei traduttori professionisti non è a rischio. Specialmente se si parla di lingue complesse come il cinese, e dei linguaggi settoriali, come nel caso di quelli tecnici e medici. Però l’attuale traduttore di Google si propone come un preziosissimo compagno di viaggio: una risorsa sempre più lontana dalle traduzioni statiche, ma – come detto – oramai legata al contesto.